Dalla nascita ai primi anni di vita

 

Le scoperte sul comportamento del feto hanno messo in luce una serie di abilità del neonato,  sviluppate e sperimentate durate la vita intrauterina.

Oggi sappiamo infatti, che per tante caratteriste il neonato nei primi giorni di vita somiglia al feto delle ultime settimane di gestazione. Entrambi si muovono molto, con un repertorio di movimenti sostanzialmente identici, entrambi mantengono una posizione flessa degli arti ed alternano momenti di riposo ad altri di attività, nella veglia e nel sonno REM.

La differenza fondamentale tra i comportamenti del feto e quello del neonato consiste principalmente nella reattività di quest’ ultimo, ovvero nella sua capacità di attivare e modulare i suoi movimenti in funzione della presenza e delle caratteristiche dello stimolo.

Il repertorio motorio del bambino appena nato viene tradizionalmente descritto come postura, posizione del capo e degli arti da supino e di riflessi. Il neonato presenta solitamente una postura con il capo ruotato verso destra e flessa ai quattro arti, a causa dello spazio molto stretto in cui ha vissuto soprattutto nelle ultime settimana di gestazione.(L. Camaioni, 1993)

I movimenti sono caratterizzati soprattutto da reazioni riflesse neo natali come: il riflesso di Moro, il riflesso tonico labirintico, i riflessi tonici del collo, ecc., successivamente giunge ad una migliore organizzazione tonico-posturale, rinforzando il tono dell’asse corporeo e ad un progressivo controllo del capo, del tronco e di tutto il corpo. Le vie della sensibilità sono in uno stadio avanzato di mielinizzazione e quindi gran parte degli stimoli possono raggiungere il sistema nervoso centrale presentandogli le informazioni provenienti dal mondo esterno.

Inoltre nel neonato la coordinazione dei movimenti è data da automatismi innati come la suzione e la deglutizione che via, via, vengono affinate, invece, i primi atti intenzionali nel lattante corrispondono al sorriso sociale che compare nel 2° mese di vita, considerato da Spitz “il primo organizzatore della vita psichica”. Il bambino percepisce immagini non nitide, in bianco e nero, e solo se poste ad una distanza di circa 30 centimetri, osserva il viso di chi lo tiene in braccio, anche se non coglie l’intero volto, ma solo immagini frammentarie ( S. Isaacs, 2002). A tre mesi il bambino riesce a farsi capire comunicando quando ha sonno o ha fame, sorride in risposta al sorriso e cerca di riprodurre, attraverso i vocalizzi, certi suoni. In questa fase comincia a percepire i colori, a distinguere chiaramente i tratti del viso, ad essere attratto da ciò che si muove davanti a lui e che brilla, a seguire gli oggetti con lo sguardo e a fissarli, migliora anche la visione da vicino. Inoltre, riesce a portare le sue mani alla bocca e compiere la suzione con esse. Sta seduto sorretto per un lungo periodo e regge il capo. Comincia a riconoscere gli oggetti e li afferra con entrambe le mani, li osserva, li conosce attraverso la bocca e il tatto.

A sei mesi il bambino è già capace di star seduto con un piccolo sostegno da parte di chi si prende cura di lui, nel passaggio da supino a seduto collabora attivamente, afferra l’oggetto e lo passa da una mano all’altra ed ha acquisito la motilità oculare coordinata Comincia a scoprire il proprio corpo e l’ambiente manipolandolo, guardandolo, si sporge per raggiungere un oggetto e cerca di imitare dei semplici gesti proposti più volte dai genitori ed è in grado di instaurare col genitore un dialogo, attraverso le espressioni del viso. Inoltre, in questo periodo vi è la comparsa della lallazione, di sequenze sillabiche composte dall’unione di vocali e consonanti.

Dagli otto mesi in poi, il piccolo riesce a star seduto da solo ed è capace di protendersi in avanti per raggiungere gli oggetti. Inizia a gattonare appoggiato sulle mani e sulle ginocchia o a strisciare spostandosi da seduto. Gioca con gli oggetti che ha vicino e si impegna nel raggiungere oggetti lontani, che lo interessano, strisciando o gattonando. Comincia a raggiungere la posizione eretta da solo attaccandosi ad un sostegno. Gioca con il volto dei genitori: lo tocca, lo esplora con la mano, insiste a provocare certe reazioni mimiche che lo divertono, distinguendo le persone familiari da quelle sconosciute. Inoltre, in questo periodo, compare “l’angoscia dell’estraneo”, essa si verifica soprattutto con l’allontanamento momentaneo della madre. Quest’ansia molto forte si manifesta generalmente con un pianto inconsolabile e in certi casi con stati di vero terrore. (R. Spitz, 1946).

Dai dieci mesi a un anno, il bambino diventa più sensibile agli umori degli altri e può piangere se altri bambini piangono o esegue delle prestazioni per gli adulti in attesa dell’applauso. Manifesta umori personali come felicità, rabbia o senso di colpa quando si comporta in modo sbagliato e cerca approvazione per le sue azioni. Il bambino sta in piedi da solo, cammina sorretto, si diverte a produrre rumori, a lanciare gli oggetti, migliora le sue prestazioni nell’esplorazione dell’ambiente esterno.

Alla conclusione del primo anno di vita il bambino ha acquisito capacità di relazione importanti: è in grado di agire in modo intenzionale, secondo uno scopo che si è prefissato, inoltre, la comparsa dei “no”, (R. Spitz, 1946) è la prima astrazione del pensiero, questa singola parola esprime sia la negazione, che un giudizio, il suo instaurarsi permette così un interscambio con gli oggetti che diventerà sempre più complessa.

Il secondo anno di vita è caratterizzato dall’affinamento delle abilità raggiunte nel corso del primo anno ed al termine dei 24 mesi alcuni bambini compongono frasi complete, anche se povere sintatticamente, pedalano sul triciclo, corrono e si arrampicano da per tutto. Il bambino raggiunge la consapevolezza che al mondo ci sono altri individui, alcuni familiari altri estranei, e che la mamma ed il papà possono andare e venire, spariscono e poi ritornano. Si rendono conto di avere una propria volontà e di poter manipolare l’ambiente e gli oggetti che li circondano. Incomincia perciò ad associare i nomi agli oggetti e a indicarli.

L’acquisizione della consapevolezza di sé nel bambino di due anni è resa evidente anche dalla capacità di riconoscersi allo specchio, ossia di capire che l’immagine che vede nello specchio è lui stesso. Il gioco di simulazione consente ai piccoli di esplorare i ruoli sociali.

Nel periodo compreso tra i tre e i sei anni, tappa importante per lo sviluppo della socialità, i bambini hanno un interesse crescente per i loro coetanei e si aprono ad un mondo nuovo; vivono in armonia con i loro simili, imparano a spartire, a rispettare i turni, a tradurre i sentimenti in parole.

Nel periodo dell’età scolare il bambino inizia a ricercare la propria identità e consolida l’immagine di Sé, si verifica nel piccolo l’interesse oltre per la propria famiglia anche per altri adulti, educatori e coetanei. Un bambino all’età circa di sei anni ha acquisito ormai diverse competenze; sa camminare, sa parlare, esercita le sue possibilità fisiche con molto ardore, sente un bisogno profondo di liberare energie, di avere spazi aperti per potersi muovere liberamente ed esplorare il mondo (A. O. Ferraris, 1992). Crescendo il bambino diventa capace di esercitare un controllo sui propri impulsi, impara a esprimere o reprime i suoi sentimenti, distingue le emozioni gradite e quali devono essere controllati perché negative e asociali.

Dott.ssa Valentina Gentile

 

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